San Sperate è così: ti lascia sempre qualcosa da ricordare.
29.12.2012 22:39
San Sperate è così.
Ti lascia sempre qualcosa da ricordare.
Da un muro in ladri (mattoni di terra cruda) imbiancato e dipinto con magnifiche immagini di angeli, si apre, nel giugno del ’68 l’era della rivoluzione sparadesa. Generale di un esercito attonito quanto entusiasta, è un giovane sculture locale, quel Pinuccio Sciola che oggi fa suonare le pietre in giro per il mondo. Ma in quegli “anni della calce” erano i muri a cantare la gioia di una vita semplice, a gridare la protesta di un mondo sull’orlo del baratro. Un museo a cielo aperto divenne San Sperate, anzi il “Paese Museo” oggi ammirato - e imitato – in tutto il mondo. Perché in quei muri bianchi si sono cimentati artisti dal tutto il mondo (da Foiso Fois ad Elke Reuter, da Franco Putzolu a Alan Jufrè); hanno detto la loro i bambini delle scuole elementari e i grandi artisti locali (Pinuccio Sciola, Angelo Pilloni, Raffaele Muscas); si è narrata la cronaca (la tragedia di Vermicino o la morte di Berlinguer).
Perché si è fatta la storia. Anzi si fa.
La storia di una piccola comunità agricola del campidano. La storia di un angolo di mondo sonnolento e laborioso, di un’isola –quasi – felice, dentro un’isola di sole e di vento. Il mare no, quello è sempre stato lontano. Il cielo, quello sì, limpido e terso, cornice in cui si stagliano i muri bianchi pronti a piegarsi al pensiero ed ai colori dell’artista. Talvolta la mimesi della realtà vive con meravigliosa concretezza più nel ricordo che nel suo dispiegarsi nel presente, più nell'accennare che nella puntuale rappresentazione di ciò che fu.
San Sperate è così: mimesi e paradigma di se stesso ad un tempo.
Non si dimentica di sé e non permette che altri lo facciano per lui.
Museo a cielo aperto di cui esso stesso è monumentum, preserva intatta la sua versatilità, la consapevolezza cioè che la cultura e la coltura (delle pesche) si nutrono alle stesse fonti, si dissetano alle medesime sorgenti. Non c'è antitesi né contrasto: non era forse, per i latini, il cultor tanto il contadino che il cultore del rispetto in senso lato? La cultura non era forse la coltivazione della terra, quanto la cura, l'educazione dell'animo? Ed il cultus non si riferiva tanto alla produzione dei frutti che alla coltivazione dell'ingegno e dello spirito religioso? Memore delle sue radici, Santu Sparau, resta ligio al suo saper essere senza reticenze cultus animi et agrorum, specchio nello specchio che non si limita a riflettere l'hinc et nunc, ma ne perpetua all'infinito il ricordo.
Perché San Sperate è così: non dimentica e non si fa dimenticare.
Itinerario.
Murales
Via Sassari presso Comune: “Storia di San Sperate” e “Altare alla civiltà contadina”
Via Sassari: “Maschera Ghignante”
Piazza Croce Santa. “Al Santo Patrono”
Via Roma “Il Loggiato”
Piazza Santa Lucia: “ Su fogadoi”
Scorci tipici
Rione San Giovanni e Chiesa di San Giovanni
Piazza di Santa Lucia e Chiesa Santa Lucia
Chiese
Parrocchia di San Sperate Martire
Chiesa di San Giovanni
Chiesa di Santa Lucia
Luoghi Notevoli
Casa Tola
Monte Granatico
Giardino Megalitico